venerdì 14 novembre 2014

Pietro Weber - La critica



L’arte di Pietro Weber è un invito al silenzio e alla meditazione. Osservare un’opera di questo poliedrico artista-alchimista - pittore, scultore, grande ceramista - apre alla riflessione sull’esistenza, sulla condizione umana, sullo scorrere incessante del tempo. L’ultima produzione di Weber, fatta di quieti profili umani stagliati su fondi monocromi, sospesi in uno spazio astratto ed eterno, è un teatro dell’intimo. Nelle sue opere vi è l’umanità tutta, rappresentata sincronicamente e senza sostegni spaziali. Le figure di Weber non sono collocabili in una dimensione specifica ma hanno assorbito tutte le epoche, tutti i linguaggi, tutte le tradizioni, tutte le geografie umane.
Questi trasferimenti quasi mistici, queste assimilazioni, scaturiscono non solo dalla manualità e dalle scelte prettamente stilistiche di Weber, in bilico tra neoespressionismo, primitivismo e metafisica, ma anche e fortemente dalla scelta dei materiali inseriti nelle opere e utilizzati in abbinamenti spesso inconsueti: intonachini di calce idraulica naturale, cera, legno, stoffa, bitume, chicchi di riso e legumi collaborano a ricreare un’atmosfera primigenia portandoci alle nostre radici, trasfigurando l’immagine umana in un’immobilità eterna.
Di fatto, come mi è capitato di scrivere in occasione della mostra ‘Silente’ nel 2009, Pietro Weber crea per l’eternità: ‘…volutamente fuori dalle correnti e dalle tendenze del mercato, costruisce opere materiche a metà strada tra la pittura e la scultura. Tavole lignee, impreziosite da eleganti tessuti barocchi e da tinte ocra, che incorniciano profili umani, immagini e simboli primitivi in grado di contenere in sé il senso della storia e di esprimere un’umanità senza tempo. In questo senso Weber sembra avvicinarsi ad alcune espressioni di Luigi Ontani, con il quale condivide anche la maestria nell’arte ceramica, e ancor più di Mimmo Paladino, di quella Transavanguardia che cita le Avanguardie storiche, in primis l’Espressionismo, e ricorre alla memoria intima e quasi metafisica nella quale la forma è fissata in una dimensione atemporale.
La sacrale immobilità ieratica delle figurazioni di Weber è frutto della sua maestria e del suo ingegno, di capacità creative e nel contempo artigianali che permettono all’opera di celare all’osservatore la propria nascita, il momento della propria creazione. Spesso le opere sembrano aver acquisito realmente la patina del tempo come un solenne kuros greco, paiono preziosi ritrovamenti archeologici di civiltà scomparse o decorazioni staccate da un antico edificio medievale. Le opere di Weber si presentano così come se fossero nate spontaneamente oppure, se vogliamo, come se fossero sempre esistite’.
Weber ricerca il primordiale infondendo istintivamente nei suoi profili in calce un senso profondo di sacralità; grazie alle sue opere l’osservatore ha lo spazio per meditare, ha l’occasione di essere portato per mano e riallacciare un rapporto col proprio intimo, allontanandosi da una contemporaneità che esige rapidità e precarietà, in cui anche molta arte nelle proprie strutture e forme è in incessante movimento e al contempo estremamente effimera, fugace, mortale.

Marcello Nebl

MORE INFO: www.pietroweber.it 

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